Milano, Kandinsky in mostra al Mudec fino a luglio
MILANO – Può un giocattolo dell’infanzia evolversi in un concetto? E diventare, poi, il tema delle opere di uno dei maggiori rappresentanti dell’arte del Novecento?
Sì, può succedere. Come è successo a un cavallino in legno, giocattolo e dondolo di Wassily Kandinsky, che ha fatto dell’oggetto prediletto della sua infanzia il soggetto del suo astrattismo.
“Kandinsky e il cavaliere errante”. Non è un caso che la mostra ospitata al Mudec di Milano sia dedicata proprio a quel cavaliere che viaggia, si sposta, osserva e dipinge sulla sua tela nuovi paesaggi con nuovi colori. E il cielo, sempre uguale, ha sempre colori diversi. Ma il cavaliere, nonostante il suo lungo errare in sella al suo cavallo, ha il suo cuore sempre là: in Russia, a Mosca. E le pennellate si fanno più vivide, si caricano di un rosso intenso quando devono dare vita alla Piazza Rossa della città che custodisce il cuore dell’artista.
Lo ammette lui stesso: «Mosca è il terreno da cui attingo la mia forza. È l’accordo finale di una sinfonia suonata da una gigantesca orchestra».
Così parla il maestro dell’astrattismo commentando la sua Piazza Rossa. E nonostante i dieci anni trascorsi in Germania, rimane legato alle suggestioni e ai simbolismi della Russia.
E provo a immaginare Kandinsky, errante tra la Germania e le alture delle Alpi, tra i paesini di montagna e le grandi città del nord Europa, ad osservare le piazze. Le piazze di città. Le piazze di paese. Ma una resterà, per sempre, la vera piazza, la sua piazza: quella del suo paese e sovrastata, sullo fondo, dalle cupole a cipolla del Cremlino.
Gli anni passano. Il cavaliere cresce e viaggia. Ma ovunque andrà avrà con se, fedele compagno di esplorazioni, il suo giocattolo dell’infanzia, il cavallino di legno. Ovunque andrà avrà con sé, nella memoria, le forme e le emozioni che solo la Piazza della sua città possono contenere.
E il cavaliere errante torna un bambino davanti quei ricordi. E li dipinge. Perché, come dice Wassily Kandinsky, l’arte non è la mera rappresentazione degli oggetti, ma una riproduzione fedele dei moti d’animo dell’artista. Delle tensioni che portano inquietudine nell’inconscio.
È questo Wassily kKndinsky. È questo il suo astrattismo.
La mostra è stata allestita al museo Mudec – Museo delle Culture e sarà visitabile fino al 9 luglio.
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